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Elena Aceto
02 Aprile 2020 / Pubblicato in Non categorizzato

Tubax: «in Italia c’è uno zoccolo duro di scena underground che è una bomba»

I Tubax sono un Power Trio la cui musica parte da influenze dei The Prodigy, Daft Punk e Zeus!. Li abbiamo intervistati per parlare di musica underground, scena estera e Laser Funk: un genere che unisce la musica agli effetti laser e 3D dei loro live

Ciao Tubax! Iniziamo subito chiedendovi: quando e come è iniziato il vostro progetto?

Il progetto Tubax nasce nel 2007, ormai son passati 13 anni, e nasce per caso. Avevamo, insieme ad altri ragazzi, preso in gestione uno spazio giovanile che comprendeva una sala prove e nella spazi morti ci mettevamo ad improvvisare, ed è così che nasce il progetto.

Cosa ci dite del vostro Laser Funk? Cosa significa per voi fare musica? Come nascono i vostri pezzi?

Di solito le linee principali vengono portate dal bassista, che è il principale compositore, e poi vengono arrangiate tutti insieme. Anche nella composizione ognuno ci mette un po’ di suo perché abbiamo degli ascolti molto diversi. Questo nell’insieme forma poi i pezzi dei Tubax, una cosa abbastanza lineare. Il Laser Funk ce lo siamo inventato quando ci siamo resi conto di fare un genere che magari non è usuale, perché è un mix di idee ed influenze diverse, di nostre idee e nostri background. Quando ci siamo resi conto che il mix era qualcosa di particolare abbiamo deciso di dargli un nome particolare, e poi piano piano il live si sta adattando al nome, quindi stanno venendo fuori sempre più luci e laser.

Il vostro secondo lavoro ‘Governo Laser’ è stato totalmente autoprodotto, ci potete dire come vi siete mossi? Adesso continuate ad autoprodurre i vostri lavori?

Per quanto riguarda la parte di registrazione e in studio tutti i dischi sono stati autoprodotti, di solito le nostre etichette si sono fatte carico della distribuzione. Il secondo lavoro è totalmente un’autoproduzione. Alla fine del tour di quel disco abbiamo incontrato 4inaroom che è l’etichetta con cui collaboriamo al momento, ed è anche attraverso di loro che abbiamo scoperto Soundreef e abbiamo deciso di fare l’iscrizione!

Superspazio è il vostro ultimo album, collegato ai due precedenti e a un fumetto. Come avete lavorato per mettere insieme la parte visuale, il racconto, e la musica? Come far sì che questi due tipi di racconto instaurino un dialogo?

Tutto è nato in maniera casuale, come sempre! Quando abbiamo capito che volevamo ampliare il nostro raggio di azione musicale, partendo dal principio che è musica principalmente strumentale, abbiamo iniziato a pensare ad un’idea, una trama, un’identificazione che potesse essere anche narrativa e non solo musicale. Volevamo portare chi ci ascolta ad immedesimarsi in quello che è il progetto.
Quindi piano piano è nata questa storia, che è collegata ai primi due dischi perché lo scenario è sempre quello: veniamo sempre dagli ultimi 30/40 anni di filmografia fantascientifica o di qualsiasi cosa ci venga in mente, o anche semplicemente l’influenza dei Daft Punk con il loro immaginario. Tutte queste cose ci hanno influenzato. Da qui è venuta fuori una trama che ha determinato sia i testi che l’immaginario di questo disco, compresi i visual che sono fatti in 3D con gli occhialini. Il fumetto ancora non è disegnato ma la sceneggiatura è scritta, ed è anche piuttosto lunga!
In futuro verrà anche stampato e a quel punto lì forse la gente entrerà al 100% nel progetto. Già adesso ci siamo resi conto che avendo una traccia narrativa anche all’interno dello show, in cui raccontiamo parti di questa storia, riusciamo a creare una bella ambientazione, un percorso che la gente riesce a seguire: stiamo aiutando sempre di più il pubblico ad entrare nel progetto.

Avete girato molto per i vostri concerti: USA, Londra, Russia, Francia. C’è stato un momento che vi è rimasto particolarmente impresso?

Partiamo dall’aneddoto! Quando eravamo alla data in Russia, una data molto bella e particolare, unica (ndr. ridono), abbiamo suonato in una rassegna Jazz, quindi c’entravamo un po’ come i cavoli a merenda! Però ad un certo momento tuta la gente in teatro stava ballando, e questa cosa ci è rimasta nel cuore, è stata una delle immagini più belle da quando suoniamo insieme. È bellissimo vedere che risvegli qualcosa nella gente che ha voglia di divertirsi e ballare, e quello  stato il caso in un contesto in cui non c’entravamo nulla, ed è stato davvero molto bello.
Per quanto riguarda la scena musicale, c’è un po’ più di attenzione o apertura per quelli che sono i generi diversi dalla musica Pop o Rock, all’estero, quindi ci siamo in alcuni momenti sentiti un po’ più a casa all’estero piuttosto che qui. Qui è bello, però bisogna ancora lavorare molto sul pubblico per portarlo ad apprezzare generi che non sono strutturati come solitamente è la canzone italiana. Noi ci siamo un po’ incaponiti sull’Italia, perché siamo italiani. Diciamo che è un po’ più facile andare all’estero però vogliamo insistere anche qui! Continueremo a spingere in Italia per far arrivare ancora di più quello che facciamo.

E sul pubblico che cosa ci dite? Percepite differenze tra i vari Paesi?

Forse in particolare in Francia e negli USA abbiamo riscontrato una maggiore curiosità del pubblico rispetto a cose che non conoscevano, in italia è più difficile vedere che qualcuno va ad un concerto incuriosito dall’evento, se non è una cosa che già conosce. È più difficile che funzioni e ci sia attenzione. Però è assurdo perché magari vai in Francia ed i francesi ti dicono che in Italia abbiamo un background pazzesco, un mondo underground magnifico, e noi diciamo la stessa cosa a loro! Quindi non vogliamo criticare nessuno, c’è uno zoccolo duro underground che è una bomba in Italia, siamo veramente dei precursori dagli anni ’70 nel mondo musicale, quindi penso e spero sia solo un momento di defaillance, una questione di moda, e poi torneremo ‘vincitori’. Magari faremo la Laser Trap l’anno prossimo e sfonderemo tutto (ndr. ridono).

Quali sono i vostri progetti futuri?

Non possiamo dire niente di specifico, al momento le date sono state bloccate, ne è saltata anche una a Bologna che per noi era molto importante, quindi possiamo solo dire che ci stiamo cercando di inventare un modo per non fermare la propagazione della cultura e della musica. Avrete presto vostre notizie!

Grazie Tubax!

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